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Attualità venerdì 30 ottobre 2020 ore 16:05

Task force per difendere i torrenti dagli "alieni"

Consorzio di Bonifica in azione su alcuni corsi d'acqua per tutelare la vegetazione e limitare la colonizzazione di piante infestanti



ORTIGNANO RAGGIOLO - CASTEL SAN NICCOLO' — Gli alieni sono sbarcati anche in Casentino. No, non è uno scherzo. Anche perché non stiamo parlando di extraterrestri ma bensì di piante che vanno a "turbare" la quiete di ontani e salici, pioppi, querce e ciliegi circondati da noccioli, sambuchi, rose canine, prugnoli e sanguinelle. L’ideale, insomma, per dare rifugio e sostentamento a tante specie animali.

Sono queste, infatti, le varietà di alberi e arbusti che compongono la splendida cornice in cui sono avvolti i corsi d’acqua casentinesi che ricadono nei comuni di Castel San Niccolò e Ortignano Raggiolo, tratti su cui il Consorzio 2 Alto Valdarno ha ultimato in questi giorni la manutenzione ordinaria.

Un ambiente di pregio dove si è reso necessario arginare lo sviluppo delle piante aliene che tendono a colonizzare nuovi spazi a danno della biodiversità.

“Siamo intervenuti sul Teggina, nel tratto lungo circa 1.500 m, che si sviluppa nel fondovalle tra le Macee e le Vignacce, e rappresenta un importante corridoio ecologico. Qui – spiega Leonardo Mazzanti del settore difesa idrogeologica del CB2, che ha operato insieme all’ingegner Chiara Nanni, referente di area – abbiamo puntato prima di tutto a garantire la funzionalità delle numerose opere presenti: dalle soglie di fondo alle difese di sponda, compresa la scogliera realizzata di recente dal Consorzio di Bonifica intercettando le risorse messe a disposizione dal Piano di sviluppo rurale. Sulla vegetazione, ci siamo limitati a rimuovere gli elementi precari e, per questo, capaci di trasformarsi in improvvisi ostacoli al corretto scorrimento dell’acqua”.

Il Teggina è stato sottoposto a restyling anche nel tratto compreso tra il Mulino e l’intersezione con il Fosso di San Martino, circa un chilometro di asta fluviale che attraversa l’abitato di San Piero, dove è presente un’opera di derivazione dell’acqua: in passato alimentava un vecchio mulino, oggi è utilizzata per azionare una centralina idroelettrica.

Le lavorazioni, infine, si sono estese agli affluenti del torrente: il fosso delle Motte e il Teggina II.

Nel comune di Castel San Niccolò, l’intervento si è concentrato sul fosso dei Lombardi, dallo sbocco nel Torrente Garliano fino al Poggiolino, tratto ad elevate pendenze, prevalentemente boscato e caratterizzato dalla presenza di opere idrauliche e difese di sponda in gabbioni e in scogliere, e il fosso di Rimaggio dove si è reso necessario anche il recupero di alberi caduti per il maltempo.


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