Cultura

"Come abbiamo restaurato la Propositura"

Gli architetti Fabbrini e Acciai presenteranno il lungo lavoro di restauro che ha portato al recupero del complesso dei Santi Ippolito e Donato

Un lavoro di tre anni, intenso, difficile e appassionante che ha riportato all'originario splendore uno dei complessi archittettonici e artistici più belli del territorio bibbiense e del Casentino. 

Sabato 25 Giugno alle ore 17,30 presso la Propositura di Bibbiena si terrà una conferenza sulle attività di restauro che hanno interessato il complesso dei SS. Ippolito e Donato. All’evento, corredato da un ricco reportage fotografico, interverranno gli architetti Roberta Fabbrini e Gianni Acciai che hanno curato il progetto tecnico del restauro, la dottoressa Alessandra Gorgone che ha curato il restauro dell’Annunciazione del Balducci e di altre opere e Padre Raffaele. 

La Propositura di Bibbiena, posta nella parte più alta della cittadina casentinese, è conosciuta come la Pieve anche se, dal 4 settembre 1744, è diventata ufficialmente Propositura.

Le prime notizie storiche riguardanti la chiesa risalgono al VII secolo. La chiesa, allora, era fuori dalle mura medioevali, ovvero in plebe, in mezzo al popolo che lavorava nella campagna.  Il più antico documento della Pieve risale al 979 e l’attuale chiesa della propositura era all’inizio la cappella del castello dei vescovi di Arezzo, costruita agli inizi del XII secolo. Era a croce greca, orientata. Dopo la battaglia di Campaldino, avvenuta l’11 giugno 1289, la vecchia pieve subì danni irreparabili e, successivamente, fu costruita – sulle macerie del castello - una cappella che venne adibita a chiesa pubblica. Da quel momento diventò la chiesa parrocchiale. Il vescovo Guido Tarlati, nel 1310, fece aprire una porta laterale per l’ingresso del popolo e, probabilmente, in quello stesso anno il vescovo consacrò la chiesa.