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Credito alle imprese, stretta da 805 milioni in un anno

Nel giro di 12 mesi le aziende con meno di 20 dipendenti hanno subito in Toscana un crollo del credito del -8,2%. I dati della Cgia di Mestre

Stretta da 805 milioni di euro nel credito alle piccole imprese toscane, per una caduta in quelle con meno di 20 dipendenti del -8,2% nel giro di un anno: dall'Agosto 2022 all'Agosto 2023. A rilevare il credit crunch è l'ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha effettuato una ricognizione nelle regioni italiane su dati della Banca d'Italia rilevando una criticità spiccata con negativo a cifra doppia nelle Marche (-11,1%), in Veneto (-10,2%), in Friuli Venezia Giulia e Lombardia (-10,1%).

Il dato toscano è in linea con quello aggregato relativo al Centro Italia (-8,1%) e inferiore a quello medio nazionale del -8,7%, a fronte di uno scenario in cui nessuna regione italiana registra un segno positivo.

La dinamica discendente del credito alle piccole imprese è più attenuata in Lazio (-6,3%), Trentino Alto Adige (-6,4%) e Sardegna (-6,7%).

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Viaggio nelle province toscane

Nell'analisi provinciale dei dati, se a livello nazionale ad accusare di più il colpo c'è Bergamo (-13,1%), in Toscana invece il calo più alto si è registrato nella provincia di Massa-Carrara: qui nell'anno scorrevole fra Agosto 2022 e Agosto 2023 il credito alle imprese con meno di 20 dipendenti è sceso di 42,1 milioni di euro (-11,4%).

Ma ecco i dati nelle province toscane per come rilevati dall'ufficio studi della Cgia di Mestre:

Credit crunch: perché? La parola agli esperti

Sullo scenario di contrazione del credito alle piccole imprese, l'ufficio studi della Cgia di Mestre lancia l'allarme. Ma secondo gli esperti quali sono le cause di questa stretta? Quelle individuate nello studio Cgia sono in linea di massima sono almeno tre e molto legate tra loro. 

Innanzitutto c'è l’aumento dei tassi di interesse imposto dalla Bce in questo ultimo anno, che ha reso molto costoso indebitarsi: "Molte imprese, soprattutto di media/grande dimensione, hanno preferito ricorrere a forme di autofinanziamento", si spiega.

E poi: "Il calo dei volumi di credito è correlato anche alla frenata del Pil nazionale che ha provocato una flessione della domanda di prestiti".

Non solo: "Le banche hanno meno liquidità a disposizione sia perché devono restituire alla Bce i fondi Tltro (altri 174 miliardi di euro entro settembre 2024), sia perché la raccolta è diminuita".

Ecco che "la combinazione di questi fenomeni ha spinto molti istituti a 'sacrificare' il credito più complicato: ovvero quello da erogare alle piccolissime imprese che, tendenzialmente, presenta costi di istruttoria relativamente più elevati e una gestione amministrativa molto laboriosa".