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Attualità mercoledì 08 marzo 2017 ore 18:21

Distretti sanitari, ok a riorganizzazione

La commissione sanità del Consiglio regionale approva la riorganizzazione a maggioranza con il voto contrario delle opposizioni



CASENTINO — Via libera alla fusione tra Valtiberina, Casentino e Valtiberina.

Con il voto favorevole del partito democratico e i voti contrari dei gruppi di opposizione, la commissione Sanità ha licenziato la proposta di legge per la revisione degli ambiti territoriali.

“Dalla commissione esce un testo nuovo, che va nella direzione dell’ascolto rispetto alle richieste giunte dai territori”, dice il presidente Stefano Scaramelli al termine della seduta. Il testo che passa ora all’esame dell’Aula, “restituisce a chi faceva parte delle vecchie zone la possibilità di partecipare alla programmazione con il diritto di voto. Abbiamo inserito un meccanismo incentivante netto e chiaro – prosegue il presidente –, finalmente la Regione fa una scelta verso la Società della salute. Il modello viene incentivato con finanziamenti che possono arrivare, per le nuove zone distretto, a 450mila euro l’anno per cinque anni, al fine di favorire accorpamenti, ma soprattutto nuovi servizi. Viene meno il limite degli abitanti, come quello dei Comuni per la definizione di ogni zona, che deve rispondere prioritariamente alla necessità di assicurare il maggior livello di servizi possibile ai cittadini. Rappresentanza per le realtà periferiche, quadro normativo certo per le risorse e per il personale delle Sds, ruolo attivo delle Asp e nuove opportunità per il volontariato e per le consulte delle associazioni nel partecipare alla programmazione dei servizi nel territorio. Come promesso a fine anno, in due mesi siamo riusciti ad ascoltare tutti, confrontarci ed evadere il testo che la settimana prossima approderà in aula”.

La riorganizzazione delle zone distretto “partirà dal primo gennaio 2018. C’era molta preoccupazione in proposito, ci sarà tempo per i sindaci di valutare quale sarà la migliore modalità di gestione che vogliono individuare e come accorparsi. Un esito soddisfacente, sostiene Scaramelli, “un buon lavoro, perché siamo stati in grado di ascoltare le proposte e tradurle in emendamenti. Dalla commissione esce un testo rafforzato, anche attraverso il confronto con le altre forze politiche. Abbiamo lavorato in un clima disteso, positivo, su alcuni emendamenti ci sono state anche aperture da parte delle opposizioni. Vediamo cos’altro riusciremo a elaborare ancora, prima dell’esame definitivo dell’Aula”.

Le opposizioni giudicano sbagliato l’impianto e sbagliata, soprattutto, la scelta politica di rilanciare le Società della salute come modello di gestione privilegiato. “Il testo nasce male, perché è figlio di una riforma sbagliata. E nasce tardivamente, perché dalla iniziale previsione del 30 giugno 2016 si arriva al primo gennaio 2018”, dichiara il capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai. “Paradossale”, prosegue Mugnai, “che lo strumento della riorganizzazione siano le famigerate Società della salute, che non hanno mai funzionato, sono state per anni non conosciute e non apprezzate dai cittadini e in qualche caso erano state sciolte dagli amministratori locali. Tanto che nella passata legislatura eravamo arrivati ad abolirle con un emendamento votato all’unanimità. Oggi si decide di tirarle fuori a distanza di qualche anno”.

“Questa legge non ci piace, accorpa sulla carta, senza tenere conto delle realtà territoriali”, sostiene Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra). Credo che l’errore più grosso sia stato rifarsi alle Società della salute, un esperimento fallito, sul quale solo Firenze e Pisa avevano puntato tanto. In Consiglio ci sarà da lavorare molto per fare una buona opposizione a questa zonizzazione: oggi abbiamo visto qualche piccolo cenno di buona volontà, ma il risultato finale è da rigettare in blocco. I territori, nel frattempo soffrono sempre di più”.


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