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Cronaca mercoledì 14 dicembre 2022 ore 19:10

Ha in casa e in negozio rarissimi reperti etruschi

Operazione della Guardia di Finanza. Recuperati oggetti di inestimabile valore. Incastrato un commerciante e l'uomo che glieli aveva forniti



POPPI — E' stata la Guardia di Finanza di Poppi a individuare e sottoporre a sequestro alcuni reperti archeologici di origine etrusca, risalenti al periodo tra il VII e il VI secolo a.C., di probabile provenienza dall’area dell’Etruria meridionale (alto Lazio). Un commerciante e l'uomo che glieli aveva procurati sono finiti nei guai. Si tratta di manufatti in ceramica e terracotta di pregiata fattura e di inestimabile valore, destinati, al tempo, all’utilizzo quotidiano, per conservare alimenti e bevande.

Nel dettaglio sono sette oggetti: due oinochoe (brocca di vino) in bucchero (tipo di ceramica nera e lucida), un oinochoe in ceramica d’impasto a bocca trilobata, un holmos(vaso su alto piede) in ceramica d’impasto rosso, un kylix (coppa per il vino) in bucchero, una olla biconica (recipiente di terracotta, destinato perlopiù alla cottura o alla conservazione dei cibi), una tazza attingitoio.

I Finanzieri li hanno scoperti nel corso di un controllo di natura amministrativa in un esercizio commerciale di Poppi dove, dopo accurate ricerche, sono stati rinvenuti inizialmente 5 pezzi. Le operazioni sono poi proseguite all’interno dell’abitazione del titolare dell’azienda e lì è stato rinvenuto un ulteriore vaso pregiato.

Le indagini sono state indirizzate per risalire al “fornitore” dei reperti. Ed è stato individuato, in tempi record, un uomo residente nel comune di Calenzano (FI). Non solo, sono stati anche ricostruiti i flussi finanziari delle varie cessioni.

Sulla base di un provvedimento di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Arezzo, sono state, pertanto, svolte le ricerche all’interno dell’abitazione del commerciante, che custodiva l’ultimo dei pezzi ritrovati, un raro recipiente in terracotta del VI secolo a.C.

L’intervento delle fiamme gialle è stata svolto con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena - Grosseto - Arezzo, la quale, attraverso complessi ed accurati accertamenti tecnici, svolti dai funzionari competenti per l’area del Casentino, ha stabilito la datazione e l’origine degli oggetti, che, per le evidenti tracce di incrostazioni terrose, di solidificazioni calcaree e, in alcuni casi, di fratture, si ritiene che possano provenire da scavi non autorizzati del sottosuolo.

Le condotte illecite commesse dai due soggetti, segnalati entrambi per il reato di ricettazione di beni culturali, sono attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria. Grazie all’operazione, il materiale archeologico sarà al più presto restituito agli enti competenti.


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