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Attualità domenica 12 luglio 2020 ore 10:28

"Strategico vaccinarsi per l'influenza”

Danilo Tacconi

Danilo Tacconi, primario di Malattie Infettive del San Donato spiega cosa fare in attesa del vaccino anti-Covid



AREZZO — La scienza lavora al vaccino anti-Covid. Dall'Italia agli Usa passando per l'Inghilterra e lo Stato d'Israele ma gli esperti dicono che per quanto l'iter previsto dai protocolli sia accelerato, non è realistico ritenere che a ottobre sia disponibile “l'antidoto” al coronavirus

Eppure, in attesa del vaccino c'è una cosa da fare.La spiega il primario di Malattie Infettive dell'ospedale San Donato di Arezzo, Danilo Tacconi, in prima linea nella battaglia al Covid insieme ai colleghi di Pneumologia e Terapia Intensiva coi quali è fiero di “aver lavorato in stretta collaborazione, ottimizzando ogni passo necessario verso la guarigione dei pazienti ricoverati ma anche per le conoscenze scientifiche acquisite”.

Dal suo osservatorio, Tacconi fa il punto sul vaccino: “I vaccini non sono facili da fare, la timeline ovvero il percorso che porta alla programmazione di un vaccino prevede un paio di anni. In questo caso, stiamo spingendo sull'acceleratore rispetto a una malattia che ha colpito tutto il mondo e messo in crisi l'economia mondiale. Quindi, c'è un duplice interesse da parte della comunità mondiale, sia in termini di vite da salvare, sia sul piano economico; per questo istituzioni internazionali, comitati scientifici, aziende stanno accelerando ma ci sono tempi prestabiliti che seppure resi più rapidi, potrebbero portare alla metà del 2021. In altri termini, prima di sei-dodici mesi non avremo un vaccino da usare su larga scala. E' già partita la sperimentazione su gruppi di persone e questo è molto importante; siamo fiduciosi ma non dobbiamo aspettarci il vaccino Covid in autunno”. 

Anche per questo, Tacconi indica cosa fare: “Il vaccino antinfluenzale è strategico e la gente va sensibilizzata sull'importanza di farlo su larga scala. Non solo le categorie più fragili ma va esteso in maniera più larga”. C'è un motivo e il primario di Malattie Infettive lo spiega così: “Se dovessimo avere una recrudescenza del coronavirus, il fatto di aver vaccinato contro l'influenza stagionale gran parte delle persone è sicuramente importante perchè consente di selezionare la sintomatologia e capire subito se è Covid”. In sostanza, se una persona si vaccina contro l'influenza sviluppa anticorpi che terranno lontana la malattia stagionale e, in caso di contagio Covid, i medici avranno il quadro immediato della situazione consentendo un rapido intervento.

Il virus “ci ha insegnato molte cose, tra le quali il fatto che fino a quando non c'è una dimostrazione chiara, corretta e scientifica con evidenze altrettanto precise, non bisogna sbilanciarsi in previsioni o disquisizioni. Oggi sappiamo di più rispetto a quella che è una nuova malattia, come lo sono state l'Aids o ebola, l'influenza suina, l'avaria, ma dobbiamo ragionare sulle evidenze e ci sono ancora cose che non conosciamo con certezza scientifica: è il prezzo da pagare rispetto ad una malattia nuova”.

Nell'emergenza affrontata con sacrificio e impegno da medici, infermieri, operatori sanitari e volontari, ci sono anche aspetti positivi. Tacconi evidenzia l'importanza “di continuare a lavorare in equipe multidisciplinare. L'esperienza del Covid ci ha portato a una stretta collaborazione tra specialisti e questo aspetto consente di accrescere conoscenza e competenze. Per il futuro, questo virus ci ha dato molte cose importanti: il telemonitoraggio a distanza dei pazienti, pc biomedicali, videoconferenze con colleghi da tutto il mondo e videochiamate con i pazienti in isolamento. Tutto questo deve continuare perchè la tecnologia in ambito sanitario migliora la qualità delle cure e riduce il rischio clinico”.

Ha un solo cruccio Tacconi: dover restare lontano dalla “sua” Africa: “Ho dedicato una parte della mia vita a lavorare in Africa per curare la gente che non ha nulla. Ogni anno un viaggio per realizzare progetti in Tanziania, Ciad e in altri Paesi del continente. Ora è tutto sospeso e l'Africa un po' mi manca, ma spero di tornare presto a fare il medico anche lì”.

Lucia Bigozzi
© Riproduzione riservata


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