Toscani in TV venerdì 24 marzo 2023 ore 19:25
"Rosso Casentino", il Parco in onda su Rai 5
L'area protetta raccontata da Lucrezia Lo Bianco in un documentario in prima visione sul piccolo schermo domenica 26 marzo alle 22
CASENTINO — Lo chiamiamo per brevità Parco Nazionale del Casentino, ma in realtà si chiama “Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna” ed è un parco nazionale istituito nel 1993. Un luogo raccontato da Lucrezia Lo Bianco nel documentario in prima visione “Rosso Casentino”, in onda domenica 26 marzo alle 22 su Rai 5.
Il
Parco copre un’area di circa 36.000 equamente divisa fra Emilia-Romagna
e Toscana, con territori delle province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze.
Si estende lungo la dorsale appenninica tosco-romagnola, scendendo
ripidamente lungo le vallate parallele del versante romagnolo e in maniera
più graduale nel versante toscano, che si presenta con pendii più dolci,
fino all’ampio fondovalle formato dall’Arno. Una posizione strategica, che
lo ha reso un territorio complesso da raggiungere e insieme lo ha
preservato, sia dal punto di vista naturalistico che da quello del
paesaggio urbano, degli usi e dei costumi.
Il
Parco eccelle, dal punto di vista naturalistico, come una delle aree forestali
più pregiate d’Europa, il cui cuore è costituito dalle Foreste Demaniali
Casentinesi, all’interno delle quali si trova la Riserva Naturale
Integrale di Sasso Fratino, istituita nel 1959. Foreste imponenti, ricche
di boschi misti ricoprono infatti tutto il territorio del Parco, al punto
che lo si potrebbe attraversare in tutta la sua estensione senza mai
uscire dal lussureggiante e rigoglioso manto verde che lo avvolge. Foreste
millenarie, testimoni del continuo evolversi della natura e impregnate di
storia, dove il rapporto con l’uomo ha radici lontane nel tempo e ben
documentate fin dal 1012, quando San Romualdo diede vita all’Ordine
dei Monaci Camaldolesi, che per secoli saranno custodi e gestori di
questo patrimonio. Foreste rigogliose e prodighe di sostentamento e
ricovero per tante piccole e grandi comunità, dalle quali si è tratto il
pregiato legname per le impalcature di opere monumentali come il Duomo di
Firenze, o le travi lunghe e dritte per costruire le navi della flotta
pisana.
È
anche un territorio con centri abitati ricchi di storia e di testimonianze
artistiche e architettoniche. All’interno del Parco, ci sono due poli di
grande fascino e importanza spirituale: il Santuario della Verna e l’Eremo
di Camaldoli. Tanti i cammini, sacri e storici, che passano tra i due
eremi e che portano migliaia di camminatori l’anno. Diversi i punti di
ristoro che li accolgono. Purtroppo, la storia del parco non è stata
sempre memorabile: vanno ricordati anche episodi terribili legati alla storia
recente della Seconda Guerra Mondiale.
Il
Parco comprende un’area nella quale l’uomo ha sempre vissuto e lavorato.
Ma
a causa del massiccio esodo che si è verificato a partire dal
secondo dopoguerra, il numero degli attuali abitanti del Parco è ridotto a
circa 1.500 persone. Noi siamo andati a scovarne qualcuna che ci abita da
sempre. Abbiamo trovato però anche molte persone che negli ultimi dieci
anni hanno deciso di lasciare la città e che hanno scelto di vivere nel
Parco. E abbiamo parlato anche con loro.
Dal
2017 le faggete vetuste del Parco Nazionale e la Riserva Integrale di
Sasso Fratino sono entrate a far parte del patrimonio mondiale
dell’Unesco.
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