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martedì 23 settembre 2025

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Il terzo compito

di Nicola Belcari - martedì 23 settembre 2025 ore 08:00

La televisione, ormai commerciale, nella pluralità delle reti, svolge tre compiti. I primi due: informazione (corretta, tendenziosa, di bottega); intrattenimento (passabile, mediocre, diseducativo). Tali funzioni sono assolte spesso all’insegna del peggio e di un’ideologia del consenso. Il terzo compito, voluto o inconsapevole, è il più subdolo; ci trova indifesi o meno avvertiti, è la “mitopoiesi”, la creazione di personaggi, divi, idoli delle folle, che infatti finiscono di frequente per essere mitizzati loro e nostro malgrado o comunque circonfusi da un’aura di celebrità come entità astratte degne di adorazione.

Il paradosso: abbiamo combattuto il nozionismo nello studio della Storia e della Geografia e senza accorgercene abbiamo appreso e ricordiamo migliaia di nomi del mondo televisivo. Persone con talenti modesti o appena sufficienti o inadeguati, giunti alla fama mediatica pure nei modi poco trasparenti di meriti equivoci (anche semplicemente figli di qualcuno). Sono tecnici di una professione: potremmo ignorare il loro nome ma fanno di tutto per farcelo conoscere, insieme alle loro facce. Un po’ come potremmo non conoscere il nome dell’idraulico e del muratore, persone stimate e in carne e ossa, delle quali per fortuna lo sappiamo perché alcuni rapporti umani ancora sopravvivono.

I personaggi più noti sono soubrettes, presentatori, comici detti artisti (in quanto non hanno un mestiere) e sono così confusi con scrittori, poeti, filosofi, pittori, scultori, architetti, musicisti che hanno dato un contributo al cammino dell’Umanità.

Sono definiti geni con l’aggiunta di aggettivi sperticati, come inarrivabile, indimenticato, assoluto, per tutti senza distinzione. Mai una recensione negativa. Sono tutti eccezionali e inimitabili. Le loro esibizioni o performances sportive sono classificate come storiche. La Storia accoglie tutti benevola.

Molti di questi “artisti” rappresentano la finta trasgressione, una valvola di sfogo, surrogato del rifiuto più o meno conscio verso una società opprimente.

Così stando le cose può succedere che un cantante con doti vocali relative, plagiario all’occasione di idee melodiche altrui, con testi di autori che restano nell’ombra, con frasi a effetto prese in prestito da qualche classico, assurga al ruolo di vate nazionale e maestro di vita consultato su questioni etiche o socio-politiche.

Se i messaggi della tivvù non sono più considerati “Vangelo”, né i suoi messaggi “oro colato”, l’operazione di creazione di “idoli” purtroppo è invece efficace. Ed è una galleria infinita che va dal più noto all’ultimo tanghero che aspira a far parte del pantheon. La gamma infinità di gradi diversi di notorietà va dalla figura formata e appena nata già svanita, al monumento di bronzo destinato a sfidare il tempo del presentatore o della show-girl di successo. Di costoro potrà capitare vadano all’asta abiti od oggetti e più sono intimi più saranno preziosi. E il banditore li presenterà con enfasi: “E ora un pezzo eccezionale: le mutande di …”

Ci sarebbe un poscritto: del ricavato nulla riceverà la plebe in fila per onorare le esequie dei loro divi. Se i progressi dell’arte e della scienza di cui l’Umanità ha beneficiato mercè loro non saranno facilmente contati, resterà invece quel gruzzolo di milioni da contendersi tra gli eredi.

Nicola Belcari

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